KODAK BLACK
Diciannove anni, tre arresti, quattro mixtape, su di lui ha puntato tutto il meglio della hip hop americana.
Il giovanissimo rapper ha pubblicato a giugno Lil B.I.G. Pac e nonostante i continui problemi con la legge si sta facendo strada con collaborazioni molto prestigiose. Unisce atmosfere gangsta anni Novanta a vibrazioni trap contemporanee e ha costruito un personaggio d’altri tempi.
Come numerose figure di riferimento della storia
dell’hip hop, Dieuson Octave, in neanche vent’anni di vita, ha già tante
storie da raccontare. È nato nel 1997 a Pompano Beach, centro di medie
dimensioni a una cinquantina di chilometri a nord di Miami. La città
costiera è famosa per ospitare la più alta percentuale di americani di
origine haitiana degli Stati Uniti. Anche Dieuson, come due terzi dei
suoi concittadini, è figlio di immigrati haitiani. Cresce da solo con la
madre tra le strade dei Golden Acres Projects, un ghetto nel ghetto
delle aree più degradate di Pompano Beach e della Florida. Le storie di
droga e violenza segnano il suo immaginario molto precocemente.
Nei mesi della libertà vigilata decide di dedicarsi
finalmente alla carriera nel mondo hip hop. Corre l’anno 2013 e la
svolta arriva grazie a un giro di conoscenze che lo porta a incontrare
A.D. Julien, il boss della label Dollaz N Dealz. Nonostante i suoi
recenti trascorsi criminali, Dieuson ha un talento che non può lasciare
indifferenti e una voce molto matura e aggressiva. Come nickname sceglie
Kodak Black. Lil Black è l’appellativo affibbiatogli fin da piccolo dai
suoi compari di origine ispanica. Lui ci aggiunge la parola Kodak
inizialmente solo come username pensato per Instagram.
I suoi testi crudi, realisti e narrativi lasciano il
segno.
Così, il 2015 diventa l’anno chiave per il giovane,
convocato come tante altre promesse alla prestigiosa kermesse newyorkese
CMJ. Qualche mese prima, però, incappa nuovamente in guai con la
giustizia, arrestato con le accuse di rapina, sequestro di persona,
possesso di armi e stupefacenti. Dieuson è costretto a trascorrere in
carcere il suo diciottesimo compleanno. Ancora una volta cerca nella
musica e nella scrittura la sua ancora di salvezza. Arriva un’intensa
con Atlantic a dargli il sostegno economico necessario e nel Natale del
2015 dà alla luce il suo terzo mixtape, scritto senza ospiti né
collaboratori, Institution. Kodak Black è molto bravo a usare i
nuovi mezzi tecnologici e ancora una volta la sua popolarità cresce
soprattutto grazie ai social media. Unisce atmosfere gangsta anni
Novanta alle vibrazioni trap contemporanee, sa creare hype attorno al
suo nome e le sue infinite disavventure con la legge aiutano a costruire
un personaggio d’altri tempi. L’unico contraltare è l’impossibilità di
usare questi mezzi promozionali da detenuto.
Il suo futuro
sembra scritto, ma ancora una volta, ad aprile, viene arrestato (e
presto rilasciato), dopo un inseguimento con la polizia, sempre in
Florida, per possesso di armi e marijuana. Mentre il New Yorker gli
dedica uno speciale menzionandolo tra gli artisti emergenti più
promettenti della scena americana, appena un mese dopo finisce
nuovamente dietro le sbarre, in seguito a un processo legato a una
rapina a mano armata di qualche anno prima. Così, a qualche settimana
dalla pubblicazione del suo quarto mixtape in tre anni, Lil B.I.G. Pac., è costretto ad annullare il tour nordamericano in tandem con Lil Uzi Vert.
I giornali e le riviste più popolari del web parlano di
lui, ma anche in questo caso apprende della sua inarrestabile ascesa
verso il successo dal carcere. Il disco contiene dei piccoli classici
quali quali Too Many Years e Vibin In This Bih che vede
tra i guest Gucci Mane, storico capofila dell’hip hop di Atlanta, uscito
dal carcere proprio a fine maggio. Che sia di buon auspicio per Kodak
Black.
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